VOCIFERO audio racconti ragazzi

By: Graziana Maniscalco - CTS
  • Summary

  • VOCIFERO-audio-racconti-ragazzi produce narrazioni sonore digitali di fiabe di tradizione italiana ed europea. ASCOLTARE e LEGGERE è la pratica consigliata da psicologi e pedagogisti per i disturbi di apprendimento e del linguaggio: ecco perché troverete ogni audioracconto accompagnato dal testo scritto della fiaba. Il team di VOCIFERO

    VOCIFERO è curato dalla regista Graziana Maniscalco e dal musicista e audio audio engineer Giuseppe Romeo JDS. Per ogni audio racconto indicheremo l’età consigliabile per l’ascolto.

    #VOCIFERO - Podcast di Narrazioni Sonore Digitali di letterature - è prodotto da
    C.T.S. Centro Teatrale Siciliano - ©2021vocifero - con il supporto di #RØDE
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Episodes
  • Ivan e la Strega - fiaba ucraina
    Apr 5 2022
    ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.IVAN E LA STREGA - fiaba popolare ucraina. Età consigliata: dai 3 anniLa variante che abbiamo scelto per l’audio racconto contiene un elemento veramente originale che appare nel finale della storia: una forbice. Sarà proprio l’oggetto che determinerà il lieto finale.voce narrante Graziana Maniscalcomontaggio e sound design Giuseppe Romeo JDSASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto:IVAN E LA STREGAUna madre aveva un bambino di nome Ivan.Vivevano in una piccola casa: erano poveri; spesso non avevano niente da mangiare. Un giorno Ivan disse:- Mamma, andrò a pescare!- Ma dove vuoi andare? Sei ancora piccolo, rischi di annegare!- Non annegherò, sarò prudente; e del buon pesce pescherò!La madre lo lasciò partire.Ivan, andò al mare: si sedette sulla barca, prese il largo e si mise a pescare.Passò poco tempo, passò molto tempo,La madre gli portò da mangiare. Quando arrivò a riva, si mise a chiamare: Ivan, Ivan! Rema fino a riva! Ti ho portato del pane bianco, un po’ di sale salato e una camicia bianca!Ivan, si avvicinò a riva con la barca: diede alla madre un pesciolino; poi mangiò, mise la camicia pulita, salutò la mamma e tornò a pescare. Ma una strega aveva visto e sentito ogni cosa e le venne in mente di rapire il bambino.Così, dopo un po’, anche la strega chiamò:- Ivan, Ivan Rema fino a riva! Ti ho portato del pane bianco, un po’ di sale salato e una camicia bianca!Lo chiamò con una voce grossa. Ivan disse:- No, non è la voce di mia madre, forse è qualcuno che mi vuole fare del male!E remando si allontanò verso il largo.La strega capì che se voleva prendere Ivan, doveva chiamarlo con la stessa voce della madre. Così, andò da un fabbro e disse:- Svelto, fabbro! Battimi la lingua col martello; fammi una voce fine e gentile, come quella di una mamma!Il fabbro batté, ribatté, limò, e alla lingua fece un buco in mezzo.… La strega corse a riva, chiamò: Ifan, Ifan! tema fino a tiva! Ti ho fottato del fane pianco, un po’ di tale talato e una camicia pianca!La strega farfugliava soltanto!- Questa non è mia madre - disse Ivan - è certo una strega! La voce di mia madre è così bella!La strega, arrabbiatissima, tornò di nuovo dal fabbro: lo minacciò, gli ordinò di battere bene la lingua in modo da riuscire a pronunciare.Il fabbro s’impegnò: batté col martello, ancora e ancora; sistemò la lingua proprio bene.… La strega tornò sulla riva. Chiamò: Ivan, Ivan! Rema fino a riva! Ti ho portato del pane bianco, un po’ di sale salato e una camicia bianca!Ivan non ebbe dubbio che fosse la voce di sua madre, e si avvicinò con la barca. Appena toccò riva, la strega lo prese con forza, lo chiuse dentro un sacco e se lo portò via.Arrivata a casa, la strega dice alla figlia:- Alenka, scalda bene il forno, ho nel sacco un bambino, da fare arrosto!E uscì di nuovo. Alenka, scaldò bene il forno; e poi tirò fuori dal sacco il piccolo Ivan.Portò con sé una pala da forno e disse:- Ivan, da bravo, sdraiati sulla pala, ormai devo cuocerti, ormai…Ivan si sdraiò sulla pala e allargò le gambe.Alenka disse:- Come stai sdraiato? Chiudi le gambe, altrimenti non riuscirò a metterti nel forno!Allora, Ivan chiuse le gambe e si sedette sulla pala.- Sdraiati, ora, se non passi dalla bocca del forno!Ivan si sdraia... e riallarga le gambe!- Chiudi le gambe! Così non riesco ad infornarti! Non passi!Ivan disse:- Non so come si fa! Sdraiati tu stessa sulla pala! Fammi vedere…La figlia della strega si sdraiò sulla pala. - Ecco, ti faccio vedere: si sta sdraiati sulla pala... così! Con braccia conserte e le gambe chiuse e diritte…Ivan non aspettava che questo: spinse a tutta forza la pala dentro il forno, chiuse lo sportello e scappò via.C’era davanti alla casa della strega, un cortile con una grande quercia. Ivan salì sopra la quercia: era curioso di sapere che cosa sarebbe successo. La strega ritornò presto. Entrò in casa affamata, e tirò fuori l’arrosto dal forno; ne staccò un pezzetto. Uscita in cortile, si mise a sedere. Mangiava soddisfatta, dicendo:- dolce, gustosa la carne di Ivan!Quando dall’alto della quercia Ivan disse:- davvero! Dolce e gustosa la carne dì Alenka!La strega guardò verso l’alto: vide Ivan. Corse dentro, cercò la figlia, ma inutilmente.Si armò allora di una scure affilata e iniziò a tagliare la quercia. Era così rapida con la scure che subito la quercia cominciò a dondolare. Ivan tremava tutto pensando che presto sarebbe caduto di nuovo nelle mani della strega!Quando, vicino a lui, prese a volare uno stormo di uccelli. Erano delle oche-cigni. Si mise a chiedere: Miei bei cigni leali, vi prego, Prendetemi sulle ali Portatemi dalla mamma A bere, a mangiare, a passeggiare!Le oche lo afferrarono al volo e lo portarono in alto. Ivan era al sicuro ora, ma immaginò che la strega, vedendo dove era diretto, non avrebbe smesso di inseguirlo fino a casa.Tirò fuori dalle ...
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    10 mins
  • Tante domande - #Gianni Rodari
    Mar 2 2022
    ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    TANTE DOMANDE.
    Da Favole al telefono di Gianni Rodari, un classico di tutti i tempi.
    Le domande dobbiamo farle: a noi, agli altri, scegliendo con attenzione quelle giuste.
    voce narrante Graziana Maniscalco
    audio editing Giuseppe Romeo JDS
    prodotto da CTS Centro Teatrale Siciliano
    https://www.ibs.it/favole-al-telefono-libro-gianni-rodari/e/9788879268493

    ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.

    TANTE DOMANDE
    C'era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male, anzi è un bene.
    Ma alle domande di quel bambino era difficile dare risposta.
    Per esempio, egli domandava: - Perché i cassetti hanno i tavoli?
    La gente lo guardava, e magari rispondeva: - I cassetti servono per metterci le posate.
    - Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli.
    La gente crollava il capo e tirava via. Un'altra volta lui domandava:
    - Perché le code hanno i pesci? Oppure:
    - Perché i baffi hanno i gatti?
    La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi. Il bambino, crescendo non cessava mai di fare domande.
    Anche quando diventò un uomo andava intorno a chiedere questo e quello. Siccome nessuno gli rispondeva, si ritirò in una casetta in cima a una montagna e tutto il tempo pensava delle domande e le scriveva in un quaderno, poi ci rifletteva per trovare la risposta, ma non la trovava.
    Per esempio scriveva:
    «Perché l'ombra ha un pino?»
    «Perché le nuvole non scrivono lettere?» «Perché i francobolli non bevono birra?»
    A scrivere tante domande gli veniva il mal di testa, ma lui non ci badava.
    Gli venne anche la barba, ma lui non se la tagliò.
    Anzi si domandava: «Perché la barba ha la faccia?»
    Insomma era un fenomeno.
    Quando morì, uno studioso fece delle indagini e scoprì che quel tale fin da piccolo si era abituato a mettere le calze a rovescio e non era mai riuscito una volta a infilarsele dalla parte giusta, e così non aveva mai potuto imparare a fare le domande giuste.
    A tanta gente succede come a lui.
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    2 mins
  • Il pozzo di Cascina Piana - #Gianni Rodari
    Mar 2 2022
    ASCOLTA E LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    IL POZZO DI CASCINA PIANA
    Da "Favole al telefono" di Gianni Rodari, un classico di tutti i tempi.
    La determinazione delle donne che sanno guardare e andare oltre.
    voce narrante Graziana Maniscalco
    audio editing Giuseppe Romeo JDS
    prodotto da CTS Centro Teatrale Siciliano
    https://www.ibs.it/favole-al-telefono-libro-gianni-rodari/e/9788879268493
    ASCOLTA E LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    IL POZZO DI CASCINA PIANA da “Favole al telefono di Gianni Rodari.

    A metà strada tra Saronno e Legnano, sulla riva di un grande bosco, c'era la Cascina Piana, che comprendeva in tutto tre cortili. Ci vivevano undici famiglie. A Cascina Piana c'era un solo pozzo per cavare l'acqua, ed era uno strano pozzo, perché la carrucola per avvolgervi la corda c'era, ma non c'era né corda né catena.
    Ognuna delle undici famiglie in casa, accanto al secchio, teneva appesa una corda, e chi andava ad attingere acqua la staccava, se l'avvolgeva al braccio e la portava al pozzo; e quando aveva fatto risalire il secchio staccava la corda dalla carrucola, e se la riportava gelosamente a casa.
    Un solo pozzo e undici corde.
    E se non ci credete, andate a informarvi e vi racconteranno, come hanno raccontato a me, che quelle undici famiglie non andavano d'accordo e si facevano continuamente dispetti, e piuttosto che comprare insieme una bella catena, e fissarla alla carrucola perché potesse servire per tutti, avrebbero riempito il pozzo di terra e di erbacce.

    Scoppiò la guerra, e gli uomini della Cascina Piana andarono sotto le armi raccomandando alle loro donne tante cose, e anche di non farsi rubare le corde.
    Poi ci fu l'invasione tedesca, gli uomini erano lontani, le donne avevano paura, ma le undici corde stavano sempre al sicuro nelle undici case.
    Un giorno un bambino della Cascina andò al bosco per raccogliere un fascio di legna e udì uscire un lamento daun cespuglio.
    Era un partigiano ferito a una gamba, e il bambino corse a chiamare sua madre.
    La donna era spaventata e si torceva le mani, ma poi disse:
    - Lo porteremo a casa e lo terremo nascosto. Speriamo che qualcuno aiuti il tuo babbo soldato, se ne ha bisogno. Noi non sappiamo nemmeno dove sia, e se è ancora vivo.

    Nascosero il partigiano nel granaio e mandarono a chiamare il medico, dicendo che era per la vecchia nonna.
    Le altre donne della Cascina, però, avevano visto la nonna proprio quella mattina, sana come un galletto, e indovinarono che c'era sotto qualcosa.
    Prima che fossero passate ventiquattr'ore tutta la Cascina seppe che c'era un partigiano ferito in quel granaio, e qualche vecchio contadino disse:
    - Se lo sanno i tedeschi, verranno qui e ci ammazzeranno. Faremo tutti una brutta fine.

    Ma le donne non ragionarono così. Pensavano ai loro uomini lontani, e pensavano che anche loro, forse, erano feriti e dovevano nascondersi, e sospiravano. Il terzo giorno, una donna prese un salamino del maiale che aveva appena fatto macellare, e lo portò alla Caterina, che era la donna che aveva nascosto il partigiano, e le disse: - Quel poveretto ha bisogno di rinforzarsi. Dategli questo salamino.
    Dopo un po' arrivò un'altra donna con una bottiglia di vino, poi una terza con un sacchetto di farina gialla per la polenta, poi una quarta con un pezzo di lardo, e prima di sera tutte le donne della Cascina erano state a casa della Caterina, e avevano visto il partigiano e gli avevano portato i loro regali, asciugandosi una lacrima. E per tutto il tempo che la ferita impiegò a rimarginarsi, tutte le undici famiglie della Cascina trattarono il partigiano come se fosse un figlio loro, e non gli fecero mancare nulla.

    Il partigiano guarì, uscì in cortile a prendere il sole, vide il pozzo senza corda e si meravigliò moltissimo. Le donne, arrossendo, gli spiegarono che ogni famiglia aveva la sua corda, ma non gli potevano dare una spiegazione soddisfacente.
    Avrebbero dovuto dirgli che erano nemiche tra loro, ma questo non era più vero, perché avevano sofferto insieme, e insieme avevano aiutato il partigiano. Dunque non lo sapevano ancora, ma erano diventate amiche e sorelle, e non c'era più ragione di tenere undici corde.
    Allora decisero di comprare una catena, coi soldi di tutte le famiglie, e di attaccarla alla carrucola. E così fecero. E il partigiano cavò il primo secchio d'acqua, ed era come l'inaugurazione di un monumento.
    La sera stessa il partigiano, completamente guarito, ripartí per la montagna.
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    6 mins

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