• Storie ribelli - micro storie di ragazzi e ragazze a mafiòpoli con Peppino Impastato.

  • By: Paolo Chirco
  • Podcast
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  • Summary

  • Per la serie "Una foto una storia", "documenti sonori" e "micro-biografie" presento il podcast "Storie Ribelli", micro storie di ragazzi e ragazze a Mafiòpoli con Peppino Impastato. Questa sarà la piazza virtuale dove immaginare, seduti in circolo, quegli amici e compagni di Peppino che raccontano, attraverso il pretesto di un documento fotografico, il proprio vissuto nelle attività culturali e politiche svolte anche con Peppino Impastato.
    Paolo Chirco
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Episodes
  • Radio AUT: epilogo - Ep. 8
    Feb 27 2023

    Peppino oggi è diventato un mito cui ha contribuito, secondo me, anche un racconto epico delle esperienze, dimenticandoci qual era la realtà del tempo. Quale era il modo in cui eravamo visti, froci e puttane, straccioni senza voglia di lavorare e pure non ci davamo pena. Piccoli Don Chisciotte contro i mulini a vento. Emarginati quanto ad ascolto e capacità di incidere nel territorio quando il gruppo, o quello che ne restava, si è politicizzato ulteriormente. Come diceva uno dei redattori di Radio AUT, “avevamo la sensazione di avere come interlocutore solo il microfono”. Era molto più facile sintonizzarsi su emittenti locali che proponevano dediche in diretta e musica commerciale da mani a sera. Altro che la noia dei notiziari o degli speciali di quattro straccioni.

    Peppino era solo un uomo libero che usava l’ironia e la satira come arma di denuncia, senza compromessi. Oltre a questo è stato ribelle verso la mentalità mafiosa che aveva in casa, ribellandosi al padre. E forse è anche questa ribellione la molla che spinge le giovani generazioni ad amare così Peppino. Ad identificarsi con la sua figura come riscatto di tutte le liti e le incomprensioni che il contrasto generazionale porta sempre inevitabilmente con sé, anche se oggi sono tempi più liberi. Tutto ciò ha semplificato e decontestualizzato il suo operato che è molto più vasto ed articlato, all'interno di quello che era il movimento, respirandone vagiti, sviluppi, rigurgiti, sicurezze, contraddizioni ed insicurezze. 

    Terminano così gli episodi sulla vera storia di Radio AUT. Seguirà un episodio speciale tutto dedicato agli scritti di Peppino su Radio AUT che riflettono la sua coerenza e capacità critica e di analisi, non quelle frasette che rimbalzano continuamente sui social, scimmiottate e trasformate anche nell’essenza del messaggio o completamente inventante, prese per buone da un film che è sempre un film, senza capire cosa è reale e cosa no.

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    14 mins
  • Radio AUT: mesi orribilmente indimenticabili - Ep. 7
    Feb 20 2023

    The end!

    Nei primi giorni del 1981, dopo le feste, con tanta amarezza e tristezza, Radio AUT chiude definitivamente le attività. L’assassinio di Peppino ci ha tagliato le gambe, inutile far finta che non è così. La radio che era diventata punto di riferimento delle radio democratiche della Sicilia grazie al lavoro incessante, continuo, capillare, testardo e quotidiano di Peppino e pochi altri, chiude. Peppino ci ha fatto capire che la mafia è nemica della classe operaia, è il nemico della democrazia, è l’obiettivo della lotta di classe contro l’egemonia dei potenti. Il suo assassinio stronca qualunque possibile futuro impegno culturale e politico. Niente sarà più come prima.  Con l’assassinio di Peppino viene a mancare quella lucidità, quella capacità di lettura critica e profonda dei fatti e della realtà, senza lasciarsi abbagliare da un approccio superficiale ai fatti e alle notizie. Si spezza quel processo di maturazione e responsabilità. Manca anche il rapporto con il movimento che nel frattempo è ormai scomparso, ricacciando tutti nel privato e nel personale.

    Ci siamo sempre chiesti cosa avrebbe fatto Peppino in tutti questi anni se non fosse stato eliminato. Sono sicuro che avrebbe intuito quelle potenzialità che aveva intravisto nel mezzo radiofonico per utilizzare tutte le nuove tecnologie, che nel tempo si sono innestate sui nostri modi comportamentali, per piegarle al suo modo di fare satira, ironia. Le avrebbe usate per continuare a sbeffeggiare ed irridere i potenti, sarebbe stato sempre nelle piazze e nelle strade per essere momento di coagulo di lotte ed iniziative. Avrebbe continuato a mettere l’ironia e la sua persona al servizio della lotta di classe. Quanto alla sua esperienza di consigliere … mah … è probabile che si sarebbe stancato presto di questa inutile figura istituzionale, sputtanando tutti in pubblico e tornando ad essere la voce libera tra la gente.

    Oggi Peppino è una icona, un eroe dei giovani, con il suo esempio di giovane ribelle, che paga con la vita l’essersi opposto alle imposizioni della famiglia e della mafia, diventando il paladino della lotta alle ingiustizie. Purtroppo questo modo di decontestualizzare e guardare a Peppino è, se non fuorviante, quanto meno parziale: manca il substrato culturale e politico, l’essere soggetto rivoluzionario in un’epoca di cambiamenti, di rivolgimenti della politica e della cultura, con quell’incontenibile bisogno e capacità di comunicare bisogni e certezze. Manca la considerazione della scelta di rilancio della militanza in una fase di riflusso dalla politica da parte del movimento. Manca considerare quella capacità, quella forza capace di aggregare e coagulare e organizzare, attorno a sé, tutte quelle istanze capaci poi di protestare per i propri bisogni. Peppino è stato molto di più … ma di queto ne parleremo in un prossimo episodio.

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    25 mins
  • Radio AUT: Il sociale e i grandi eventi - Ep. 6
    Feb 13 2023

    Morto Peppino, Radio AUT perde tutta la sua incisività e va verso una inesorabile chiusura dell’esperienza. La sconfitta del movimento iniziata con lo scioglimento di Lotta Continua lasciava un grande vuoto: senza più direzione politica a cui Peppino aveva fatto riferimento negli anni precedenti, faceva fronte con la peculiarità delle sue scelte di intervento sociale, e con la sua partecipazione alla competizione elettorale facendo di Peppino un bersaglio isolato e da eliminare al più presto. Resta la rabbia mista al dolore ed all’amarezza. Resta l’emozione del suo ricordo e di tutta l’attività, a volte pervasa da un senso di imbarazzo per le cose fatte o non fatte che potrebbero sembrare oggi poca cosa ma sul finire di quegli anni ‘70 erano pioneristiche e tutte da sperimentare. E’ stato un vero e proprio laboratorio sociale, una esperienza collettiva e anche contraddittoria, senza la possibilità di verificare quello che era il progetto dell’inizio, senza un futuro sicuro ma tutto da scrivere, da vivere e inventare, con una direzione ben precisa ma senza nessuna certezza. Peppino fa della lotta alla mafia la peculiarità sua e di quella della sinistra extraparlamentare, che si era nutrita sempre di controinformazione, e questo era già intervento politico, e trova in questa lotta nuova linfa vitale. Anche se in paese si era soli, isolati, con rapporti interpersonali compromessi, se anche a livello nazionale il Partito Comunista era nemico di tutto ciò che c’era alla sua sinistra, facendosi magistratura e forza di polizia, usando tutta la sua forza nelle fabbriche per forzare gli operai alla delazione attraverso la cultura del sospetto, la passione politica di Peppino e di quella generazione proveniva da una attenzione globale verso il mondo. Una generazione mondo, come la chiama Erri de Luca, capace di una visione più ampia rispetto alla miopia dei faccendieri locali. E’ stato un progetto di cui non abbiamo mai visto lo sviluppo.

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    21 mins

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