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Schopenhauer. La filosofia della Mangusta - Capitolo VI

By: Zap Mangusta
Narrated by: Zap Mangusta
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  • Summary

  • Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    • Episodio 1 - Bisogna saper perdere.
    • Episodio 2 - Gli aculei di Arthur.
    • Episodio 3 - La dittatura della volontà.
    • Episodio 4 - Il balsamo della felicità.
    • Episodio 5 - Il potere del silenzio e la scoperta dell'altro.
    • Epsidio 6 - L'arcobaleno in bianco e nero.
    • Episodio 7 - Maestri d'Oriente e cani d'Occidente.
    • Episodio 8 - Il detective Schopenhauer.
    • Episodio 9 - I capolavori del porcospino.
    • Episodio 10 - Questione di stile.
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Episodes
  • Bisogna saper perdere

    Bisogna saper perdere

    La filosofia della Mangusta 06.01
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 1 - Bisogna saper perdere

    Di lui è stato detto tutto: che è un pensatore molesto, deleterio e micidiale, che le sue riflessioni non sono per tutti. Che bisogna "averci il fisico" per sopportarle. Perché è uno spregiatore del genere umano, il messaggero del pessimismo radicale. Ma Schopenhauer non è niente di tutto questo. È un pensatore realista, brillante e profondo, un po' amaro se vogliamo. Certo se rinascesse oggi, non sarebbe un fan sfegatato di Jovanotti, ma è uno che ci dice in faccia le cose come stanno.

    La filosofia di Schopenhauer è semplice, il suo motto portante è: "La vita è una schifezza" che non è proprio come andarsene in giro al luna park, ma è un filosofo onesto. Perché ci vuole un certo coraggio, in un mondo in cui tutti pur di piacere (e di vendere) ci raccontano che la vita è una cosa meravigliosa, rivelarci che invece essa è governata da un tiranno malvagio che ci spia e ci controlla e ci chiede di ubbidirgli in ogni occasione. Questo guardiano è la Volontà. Ma non quella zelante facoltà dell'animo che ci incita a perseverare in un proposito, no, Schopenhauer intende la Volontà come un "Ente di Natura", ossia come una forza cieca e implacabile che, al contrario di quello che lascia intendere il suo nome, non ha nessuno scopo preciso.

    Arthur dice: "E' una Volontà che vuole soltanto volere", è una forza oscura che permea l'esistenza e che sottende a tutte le leggi dell'universo, dalla più piccola alla più grande, un istinto selvaggio a cui non sta a cuore il bene dell'essere umano ma fa tendere l'uomo al raggiungimento di qualcosa che non riesce mai a soddisfare, solo per tenerlo occupato e perpetuarne la specie. Finendo così col consegnarlo alla frustrazione e all'infelicità continua.

    Schopenhauer insomma ci fa da oculista, ci esorta ad aprire gli occhi e a guardarci intorno. Perché dobbiamo faticare soffrire, dannarci l'anima per raggiungere sempre degli obiettivi per poi scoprire che dobbiamo procurarcene subito degli altri? Non vale la pena di accumulare tutto questo stress e tutta questa fatica per essere continuamente infelici. Dobbiamo resistere pertanto alla Volontà, dobbiamo sviluppare dentro di noi alcune intime pulsioni che la possano contrastare.

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    22 mins
  • Gli aculei di Arthur

    Gli aculei di Arthur

    La filosofia della Mangusta 06.02
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 2 - Gli aculei di Arthur

    Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

    Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

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    40 mins
  • La dittatura della volontà

    La dittatura della volontà

    La filosofia della Mangusta 06.03
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 3 - La dittatura della volontà

    Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

    Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

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