• Alpini, indossate la maglia di acciaio da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 26 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Vincenzo Cucchietti, nato a Stroppo, borgata Caudano, classe 1912, contadino e operaio.

    Alla politica eravamo completamente estranei. Il parroco, il segretario comunale, il medico condotto, erano le sole persone che capivano qualcosa di politica.
    Noi sapevamo vagamente che Giolitti era il capo del governo, che saliva qualche volta lungo la valle, che era del partito liberale.
    Ma poi le cose assumono una brutta piega.Scioperi a catena, gli operai occupano le fabbriche, la vita della nazione è paralizzata.
    C'è un partito armato che si fa avanti, che approfittando del disordine si impadronisce del governo. Noi continuiamo a restare estranei ai grandi fatti che agitano il paese, noi siamo inconsapevoli di tutto, l'olio di ricino e il manganello da noi non compaiono.
    Entra in carica un «direttorio» capeggiato dal podestà.
    Nelle scuole ci insegnano a cantare Giovinezza, arrivano gratis i fez e le camicie nere.
    Qualche anziano, qualche reduce di guerra, ci dice soltanto: «Ve ne accorgerete un giorno l'altro ....».
    Nel 1935 cominciò le grane.
    Con la guerra di Abissinia quattro classi vengono chiamate sotto le armi per istruzione e le classiche dovevano andare in congedo vengono trattenute.
    La gente crede davvero nel Duce adesso, la propaganda fascista dopo la vittoria dell'Africa diventa più penetrante, più insistente.
    Nel 1935 sono sotto le armi per il servizio da permanente, sono nell'artiglieria alpina.
    Poi salta fuori la grana della Russia.
    Abbiamo una grande fiducia nei tedeschi, siamo convinti che la guerra è ormai vinta.
    Ci facciamo coraggio, sperando. Mah!
    Tra noi contadini ne parliamo della Russia.
    Abbiamo solo paura che la Russia sia un'avventura, abbiamo paura della lontananza, dell'ignoto. Sedici giorni di viaggio, poi finalmente le operazioni di sbarco.
    Il generale Battisti riunisce tutta la divisione "Cuneese", sale su un’autocarretta, ci dice: "venite vicino voglio che sentiate tutti, ho delle cose importanti da dirvi» e ci parla: «Noi andremo sul Don, in pianura. Quando siamo partiti avevamo tutti il desiderio di andare a combattere in montagna, sul Caucaso. Invece gli ordini superiori dicono che noi alpini dovremo combattere in pianura.
    La configurazione geografica del fronte che abbiamo da raggiungere è come questa: colline basse, intercalate da tratti di pianura. Siete contenti? Io non sono contento. Dove andremo le nostre corde manila, le nostre piccozze, i nostri scarponi chiodati, i nostri muli, non servono a niente. Noi siamo addestrati per la montagna, ma dobbiamo obbedire ai comandi superiori. E scriveremo anche là su don il nostro motto "di qui non si passa". Alpini, indossate la maglia di acciaio, chi deve dormire dorma, ma chi deve vegliare vegli. Saremo sulla difensiva, ma quando arriverà l'ordine di andare avanti andremo avanti».

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  • Io avevo già il pane da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 26 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Don Pietro Garnero, nato a Sampeire, classe 1885, parroco di Prazzo.

    La mia era una famiglia di contadini poveri, 12 i figli.
    Mia madre mi raccontava che fino a che era stata da sposare non aveva mai saputo che cosa volesse dire togliersi la fame.
    Tante volte, d'inverno, andavano a letto presto per attutire gli stimoli della fame.
    Mi raccontava che la sua padrona usciva dalla baita, raccoglieva delle grosse bracciate di ortiche, le faceva cuocere quelle ortiche, e la minestra era tutta lì.
    D'altra parte anche a casa, mia madre mangiava tanta erba.
    ‘L liun, una specie di pisello selvatico, duro; poi tante lenticchie, e i gravaiun, un bulbo un po' più piccolo di una noce, un po' nero, non dolce ma un po' gradevole.
    Li ho ancora mangiati io i gravaiun, ma io avevo già il pane, io non l'ho più sentita la miseria.
    Il mio pane, ‘l pan ‘d sel, ‘l pan dur, lo conservavamo sul solaio.
    L'ammuffito bianco si mangiava ancora, l’ammuffito giallo era immangiabile.
    Mia madre per farci mangiare l'ammuffito giallo ci diceva: «Mangiatelo, che vi fa venire alti».
    Io ne ho mangiato tanto di ammuffito giallo, infatti sono alto di statura.
    Il pane lo tagliavamo al gral, al taiet.
    Per rammollirlo un po' lo appendevamo sopra il paiolo delle patate che bollivano, e il vapore lo ammolliva un po'.
    Sono parroco di Prazzo da 64 anni, sono venuto qui nel 1908.

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  • Per vivere dovevamo andare per il mondo da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 26 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Giovanni Pietro Muscat, nato a Elva, classe 1907, contadino.

    Come poteva vivere una famiglia con due vacche nella stalla?
    Per vivere dovevamo andare per il mondo.
    Si può dire che ogni inverno una metà della popolazione emigrava.
    La prima volta sono andato in Francia con mio padre, nelle vallate delle Alpi Marittime.
    Ci portavamo dietro gli attrezzi, la molla, e giravamo tutti i paesi e le borgate. Io andavo a raccogliere il lavoro, mentre mio padre lavorava sulla piazza.
    Io aggiustavo anche i parapioggia.
    Dormivamo sui fienili. Mangiavamo sulla piazza, avevamo il fornellino a carbone.
    Se la stagione andava già un po' bene guadagnavamo 200 lire, il valore di una vacca.
    Con la primavera tornavamo a Elva.
    Poi ho incominciato il mestiere del marsier, giravo le valli Tinea, e del Var, tutte le vallate di Nizza, a fare il mercante di stoffa con il fagotto sulle spalle.
    Un inverno, con mio zio, sono andato a tagliare i capelli alle donne.
    Avevo 16 anni.Compravamo soltanto le trecce, i capelli del pettine non ci interessavano. Pettinavamo le ragazze, e poi avanti con il taglio dei capelli, a zero; mi faceva impressione vedere quelle donne proprio rasate, lasciavamo solo una corona in circolo, così pettinando verso il centro della testa i pochi capelli rimasti riuscivano a coprire un po' il bianco.

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  • Quante trecce ho tagliato a Udine! da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 26 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Daniele Mattalia, nato a Elva, classe 1897, contadino.

    Eravamo undici in famiglia.
    Come vivevamo? A latte, polenta, e pane duro.
    Il pane molle lo mangiavamo soltanto all'autunno quando cuocevamo il pane.Il pane bianco lo mangiavamo alla festa di San Pietro e non sempre a Natale.
    Nelle feste grosse facevamo poi il risotto.
    Fame non ne ho mai fatta. I due terzi della popolazione di Elba viveva sui capelli.
    Mio padre aveva dieci dodici ragazze che lavoravano i capelli in casa, e in più mia sorella. Lavoravano solo i capelli del pettine. Bisognava farli puliti.
    Erano matasse di capelli e si doveva selezionarli e mazzolarli con tutte le teste da una parte e le punte dell'altra, capello per capello.
    Mia sorella era una specialista a scegliere i capelli, ha fatto questo lavoro fino al 1940.
    I capelli selezionati e lavati li vendevamo poi ai grossisti di Saluzzo che li spedivano a Parigi e a Londra.

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  • La Francia era la nostra seconda patria da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 26 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Giovan Battista Poracchia, nato a Canosio, borgata Preit, classe 1909, contadino.

    L'emigrazione verso la Francia ha avuto inizio negli anni attorno al 1870; in quei tempi qui c'era la miseria.
    Mio padre mi raccontava che una donna di Sambuco che andava in Francia a far ballare la marmotta, aveva portato con sé cinque o sei bambini di Preit, i bambini li mandava in giro a chiedere l'elemosina.
    Quella donna aveva venduto a un nero uno di quei bambini, un bambino della borgata corte, che si chiamava Roccia.
    Molti di Preit andavano in Francia a Parigi i negozianti di stoffa.
    Nell'inverno guadagnavano quel tanto da comprare due vacche.
    La Francia era la nostra seconda patria.

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  • IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro da «Cicloturisti in Calabria» di Luigi Vittorio Bertarelli
    Nov 24 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro

    - Per voi, alpinisti!
    - La bicicletta va dappertutto e stupisce tutti
    - Lauria e il Lago Serino
    - A Castelluccio spicco un telegramma
    - Conversazione seria

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    18 mins
  • Conversazione seria - IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro - «Cicloturisti in Calabria» di Luigi Vittorio Bertarelli
    Nov 24 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro

    Riassunto della serata: trovo un tenente allegro e buontempone, che beve volentieri, un viaggiatore delle assicurazioni generali, un pretore, un geometra, un proprietario e un settentrionale che cerca il luogo opportuno per l'impianto di uno stabilimento d'estrazione di olio dalle salse con solfuro di carbonio.
    Opinioni complessive: il paese è da anni di una sicurezza completa e generale, non vi si fanno che risse e vendette affatto occidentali e neppur numerose, furti campestri, ma non molti, raro l'abigeato; il contadino sta discretamente e il latifondo qui non esiste; il proprietario coltiva da sé con i contadini pagati a giornata, la coltivazione è rudimentale, non intensiva, allevamento del bestiame poco meno che nullo e affatto irrazionale, l'iniziativa privata nulla.

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    2 mins
  • A Castelluccio spicco un telegramma - IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro - «Cicloturisti in Calabria» di Bertarelli
    Nov 24 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IVa Tappa - Da Castrovillari a Lagonegro

    Il telegrafista è persona importata, civilizzata e pertanto come di diritto uno screanzato.
    Accidenti sia all'educazione dei forestieri che credono d'essere per bene, in questo paese, dove gli indigeni cosiddetti selvaggi, trattano tanto da galantuomo!

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    4 mins