Una sera di gennaio del 1993 in una remota provincia italiana, due giovani carabinieri, fermano un'auto. Una settimana dopo, il 15 gennaio 1993, Totò Riina viene arrestato, dopo 24 anni di latitanza. La cattura è il racconto di quella settimana decisiva. Quei pochi giorni fanno da cornice al racconto della sanguinaria stagione della mafia corleonese, di chi quella stagione l'ha vissuta e del gruppo di uomini che ha catturato Riina. Una settimana che diventa il racconto di un'epoca.
La promessa
A bussare alla porta è il colonnello Mario Mori, il capo del Ros, l'organo investigativo dell'arma dei carabinieri, specializzato sulla criminalità organizzata. Ultimo e Mori sono amici, si conoscono bene. Il colonnello Mori incarica ufficialmente Ultimo di andare a Palermo a catturare Riina, specificando che gli occhi dell'opinione pubblica saranno puntati sulle attività dell'esercito in strada, ma il gruppo d'assalto sarà il suo. Per Ultimo questa, oltre ad essere una grande investitura, è anche la possibilità di mantenere una promessa che ha fatto a sé stesso 10 anni prima.
In un flashback andiamo nel 1982 nel giorno dell'attentato al generale Dalla Chiesa. Allora il futuro Capitano Ultimo è un giovane allievo dell'accademia militare di Modena e la notizia lo sconvolge. Aveva conosciuto il generale Dalla Chiesa poche settimane prima. Il generale aveva da pochi giorni accettato di diventare il prefetto di Palermo, doveva abbandonare l'arma dei Carabinieri e aveva organizzato un saluto all'arma proprio all'accademia di Modena. Alla fine della cerimonia ufficiale, il generale Dalla Chiesa aveva invitato alcuni cadetti a pranzare assieme e, in un clima informale, li aveva istruiti sui principi fondamentali di solidarietà che devono muovere l'arma dei carabinieri. Il Generale quel giorno diventa il punto di riferimento di Ultimo. Per questo, quando, qualche settimana dopo, il giovane Ultimo sente alla radio la notizia del suo attentato, promette a sé stesso di finire l'accademia, di chiedere un trasferimento in Sicilia e di catturare i suoi assassini.
Dopo l'investitura ufficiale di Mori, Ultimo chiama la compagna, per invitarla a cena. Al ristorante arriva per primo. Ultimo mentre aspetta la compagna chiacchiera con un cameriere filosofo che partendo da una discussione su alcuni calciatori presenti al ristorante, fa delle considerazioni profonde sulla situazione politica italiana del momento e sul perché non è stato eletto Andreotti, il controverso segretario della Democrazia Cristiana, come presidente della Repubblica due giorni dopo l'attentato di Capaci.
Quando arriva la compagna, prima di poterle dire che si dovrà trasferire in missione segreta, è investito dal dramma di lei. È bosniaca e la guerra nella ex Jugoslavia sta investendo la sua famiglia. Ultimo si dispiace molto e molto partecipa al dolore di lei, ma non può fare altro che darle la notizia della sua partenza, senza poterle spiegare né dove andrà, né a fare cosa.
L'azione si sposta nuovamente al gennaio del 93, quando, dopo la prima giornata di Osservazione Controllo e pedinamento, dopo le rivelazioni di Di Maggio, Ultimo e i suoi uomini si riuniscono nel negozio di fiori. A segnare un ulteriore passo avanti è la segnalazione di Vichingo che dopo un giorno di osservazioni ha trovato sul citofono di un cancello verde, proprio dalle parti in cui solo il giorno prima aveva perso uno della famiglia Ganci che stava pedinando, il cognome "Sansone".